12 giugno. Giornata mondiale contro il lavoro minorile. E sai cosa vuol dire? Che oggi si finge di essere indignati. Poi domani si torna a comprare magliette a 4,99. Perché a te interessa che tuo figlio abbia tutto. Tranne la coscienza.
Mi fa ridere sta cosa delle giornate mondiali. Una specie di confessionale laico: peccato, tweet, assoluzione. Ti basta mettere un post con la foto del bambino che cuce scarpe con le lacrime negli occhi, e sei pulito. Bravo. Ora puoi andare a prenderti il tuo cappuccino schiumato, fatto da uno che guadagna meno del bambino in Bangladesh.
Abbiamo inventato le ricorrenze per sentirci buoni senza fare un cazzo. È la beneficenza dell’algoritmo.
Nel frattempo, oggi è anche l’anniversario della morte di Silvio. Berlusconi. Uno che ha governato l’Italia come si organizza un festino: bottiglie, barzellette e la convinzione che la realtà sia una pubblicità di intimo. È morto l’anno scorso. E già oggi c’è gente che dice che almeno lui qualcosa faceva. Sì, faceva. Faceva il culo a tutti. E la cosa più spaventosa è che ci manca. Ma non lui, eh. Ci manca l’illusione. Il trucco. Il Photoshop. Il paese dei balocchi. Anche se poi i balocchi li facevano i bambini veri, da qualche parte in Asia.
Ci manca chi ci raccontava bugie con un sorriso. Perché la verità detta in faccia ci fa paura. Io invece ve la sputo.
Sai cos’altro è successo il 12 giugno? Anne Frank ha ricevuto il diario. Quello. A 13 anni. Tu a 13 anni hai ricevuto un iPhone. Lei, un quaderno per tenere insieme l’anima mentre le strappavano il mondo da sotto i piedi. E tu ti lamenti perché tua madre non ti ha caricato Netflix.
Il diario di Anne Frank è una bomba a orologeria: ogni pagina ti dice quanto sei fortunato e quanto sei stupido a non capirlo.
Oggi è anche il giorno in cui Reagan disse a Gorbaciov di tirare giù il muro. Ora siamo nel 2025 e i muri li abbiamo fatti digitali. Ti bannano, ti silenziano, ti chiudono l’account. Sei libero solo di crepare con stile. Ma mi raccomando, in silenzio. Nessuno vuole sentire il tuo dolore. Fa perdere like.
E mentre Trump gioca ancora a Risiko con la Cina, con le tariffe come pedine e le strette di mano sudaticce, tu pensi: Speriamo che il prossimo iPhone costi meno. No, coglione, spera che il prossimo governo non ti metta le mani in tasca mentre ti distrae con un’altra intesa epocale.
La politica oggi è una lite tra due ladri che cercano di sembrare eroi mentre ti svuotano il portafoglio.
Sai cosa mi fa più schifo? Che ci siete affezionati, a tutto questo. All’ipocrisia. Alla finzione. Vi piace. Perché vi fa sentire al sicuro. Anche se state sul Titanic, volete la musica, mica la scialuppa.
Oggi è anche il giorno di Medgar Evers, ucciso perché aveva la pelle sbagliata e il coraggio giusto. A casa tua basta avere la camicia sbagliata per non avere diritto di parola. L’antifascismo è diventato una felpa, l’indignazione un filtro Instagram, il rispetto un’opzione.
Siamo un popolo di leoni da tastiera e conigli nella vita. Ci indigniamo solo dove non costa niente.
E la cosa peggiore è che vi sto antipatico. Lo sento. Vi sto sul cazzo perché vi dico le cose come stanno. E fate bene. Anche a me starei sul cazzo. Ma almeno io lo so.
Pensateci. O no. Tanto domani è un’altra giornata mondiale.