Il 17 febbraio. Il giorno perfetto per bruciare un filosofo. Perché? Perché aveva detto la verità. Giordano Bruno finisce arrosto perché osa dire che forse la Terra non è il centro di tutto, che forse l’universo è infinito, che magari la Chiesa racconta qualche cazzata. E allora via, falò in Piazza Campo de’ Fiori. Oggi lo avrebbero solo bannato dai social, forse gli avrebbero tolto la monetizzazione su YouTube. Un progresso.
Pensa che roba. Se dici la verità, la gente ti odia. Se dici quello che vogliono sentirsi dire, ti pagano per farlo. Ora mi chiedo: chi è davvero libero? Giordano Bruno, che ha preferito farsi dare fuoco piuttosto che smettere di ragionare, o noi, che ci censuriamo da soli per non offendere il coglione di turno? Perché diciamolo: c’è sempre un coglione di turno. Il mondo è pieno di gente che sente una battuta e si sente offesa. Ma mai abbastanza da spegnere il telefono e andarsene affanculo. No. Deve commentare, deve indignarsi. Deve farti sapere che si è offeso. Ma sticazzi, non ti viene in mente che forse la battuta non era per te? Magari non sei il protagonista di tutto, magari sei solo un NPC della vita reale.
E oggi è anche la Giornata Nazionale del Gatto. Sì, il gatto. Quell’animale che ci tratta come degli zerbini umani e noi, giustamente, lo veneriamo. Il gatto è l’unico essere vivente che ha capito tutto. Se ne fotte di te, e tu lo ami ancora di più. Se ne sta lì, ti guarda con la superiorità di chi sa che tra voi due è lui a comandare. È l’unico che può cagarti nel letto e farti sentire in colpa perché non hai pulito abbastanza in fretta. Se gli dici vieni qui, lui ti guarda come se avessi appena chiesto a un cardiologo di farti un trapianto con un taglierino da due euro. Non si abbassa. Non cede. Ha dignità. Noi invece? No. Noi preghiamo per avere cinque minuti di attenzione. Ci umiliamo per ricevere un like. Siamo cani, ma senza la gioia di esserlo.
E poi c’è la festa dei Valdesi. Valdesi, quelli che per avere gli stessi diritti degli altri hanno dovuto aspettare fino al 1848. Hai idea di cosa significhi vivere in un mondo dove la tua fede fa di te un cittadino di serie B? Ah, no, aspetta, lo sappiamo benissimo. Basta aprire un giornale. Gente discriminata, emarginata, umiliata. Gente che deve ancora combattere per diritti che gli spettano da sempre. E sai cosa c’è di peggio? Che chi li discrimina non lo fa neanche per convinzione. Lo fa per abitudine. Perché fa comodo. Perché quando hai qualcuno sotto di te, almeno sai che non sei l’ultimo della fila. E Dio non voglia che tu sia l’ultimo. Meglio calpestare qualcuno, così ti senti un po’ più alto.
E poi c’è lui. Il mito. Michael Jordan. L’uomo che non ha mai accettato di perdere. Il tipo che, se lo battivi a Monopoli, comprava la Hasbro e cambiava le regole. La dimostrazione che il talento non è niente senza una sete di vendetta pari a quella di un avvocato divorzista. Oggi guardiamo la gente di successo e diciamo: Ah, beato lui. No, brutto stronzo. Beato un cazzo. Quello si è fatto un culo così. Ha sputato sangue. Ha fallito mille volte prima di vincere. Ma no, meglio credere che sia solo fortuna, così possiamo continuare a giustificare le nostre mediocrità.
E per chiudere in bellezza: il Kosovo che si dichiara indipendente. Sì, perché alla fine è sempre così. La libertà non te la regala nessuno. Devi prendertela. E a volte serve una guerra, a volte basta un vaffanculo detto al momento giusto. Ma in entrambi i casi, serve coraggio. Ed è questo che manca a noi. Il coraggio di dire quello che pensiamo. Il coraggio di scegliere. Il coraggio di essere veramente liberi.
Ma no, meglio stare zitti. Meglio accontentarsi. Meglio farsi spegnere piano piano. Fino a che un giorno qualcuno non dirà: Ma davvero, era ancora vivo?