Iran valuta la chiusura dello Stretto di Hormuz dopo raid USA

23 giu 25, 8:21
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Il Parlamento iraniano ha esortato il Paese a chiudere lo Stretto di Hormuz, lasciando però la decisione finale al Consiglio Supremo di Sicurezza Nazionale. La mossa arriva dopo che gli Stati Uniti hanno bombardato tre siti nucleari iraniani, aumentando la tensione nella regione. Circa il 20% del petrolio e del gas mondiale passa attraverso questo stretto, rendendo potenzialmente gravi le conseguenze economiche di una chiusura. Il vicepresidente americano JD Vance ha definito l'eventuale blocco suicida per l'Iran, dato che la sua economia dipende dallo stretto. Gli esperti restano però scettici sulla concreta possibilità che Teheran arrivi davvero a interrompere il traffico marittimo.

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Ecco l’Iran che sbraita di chiudere lo Stretto di Hormuz, come il tipo al bar che minaccia di buttarsi dalla finestra ogni volta che gli aumentano il prezzo del caffè. Quanti anni sono che si sente questa solfa? Ogni due per tre, i soliti urlatori di regime sventolano la chiave dello Stretto come se fosse il bottone dell’apocalisse. E giù giornalisti, analisti e politici a farsi venire il mal di pancia, sempre lì col fiato corto, pronti a gridare al lupo!

Facciamola semplice, perché qui di sempliciotto c’è solo chi ancora ci crede davvero. Lo Stretto di Hormuz non è una porticina di servizio della casa di zia, è la gola stretta da cui passa il 20% del petrolio mondiale. Iran compreso. Chiuderlo per dispetto agli altri sarebbe come segare il ramo su cui sono seduti. Solo che stavolta il ramo è ricoperto d’oro, e sotto non c’è il prato morbido, ma il baratro dell’economia iraniana.

Gli americani, con la solita delicatezza di un elefante in cristalleria, hanno deciso che bombardare un po’ di siti nucleari iraniani fosse un modo intelligente per ‘riportare l’Iran al tavolo’. Tipico: quando qualcuno non vuole parlare, lo prendi a schiaffi. Vedrai che poi collabora. Risultato? L’Iran, prevedibilmente, si gonfia il petto e minaccia l’atto estremo. Solo che di estremo, qui, c’è solo il livello di autolesionismo.

Non è una questione di coraggio, è una questione di sopravvivenza. Quel petrolio che esce da Hormuz non è solo l’unico vero assegno in bianco degli ayatollah, è anche quello che finanzia i loro giochi di potere, le guardie rivoluzionarie, i suv dei generali e magari pure le vacanze segrete dei figli. Chiudere lo stretto? Sì, come tagliarsi le palle per far dispetto alla moglie. E poi lamentarsi che la famiglia non si allarga.

I ‘mercati’ intanto fanno la loro solita danza del panico. Il petrolio potrebbe schizzare a 120 dollari al barile! Che novità, sì, come quando piove e le borse europee vanno in rosso perché a qualcuno è scappato uno starnuto in Medio Oriente. Ma anche qui: il panico fa sempre bene a qualcuno, specialmente a chi in borsa ci sguazza. C’è chi finanzia guerre, c’è chi finanzia la paura della guerra. Indovinate chi si arricchisce sempre, col sangue degli altri.

Poi ci sono le opzioni. Gli Stati Uniti che già si stiracchiano i muscoli, pronti a far vedere che il Mediterraneo non è solo un posto dove parcheggiare yacht. Gli iraniani che si fanno i conti in tasca e scoprono che senza i soldi del petrolio si mangiano le unghie e basta. E tutti che fanno finta di essere razionali, mentre si rimpallano minacce come bambini rincoglioniti durante la ricreazione.

E intanto, dietro le urla, il mondo si inchioda aspettando che anche questa volta la montagna partorisca il solito topolino. Da decenni, minacce, bluff, sceneggiate: lo Stretto di Hormuz è la soap opera più noiosa e più costosa del pianeta. Ma l’importante è che ci crediate ancora, così la ruota gira, il petrolio sale, le banche brindano, e voi pagate la benzina sempre più cara. Complimenti per il ruolo da comparse.

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Sapevate che l’Iran, ogni volta che minaccia di chiudere Hormuz, fa salire il prezzo del petrolio e intanto si frega le mani vendendo di nascosto ai soliti partner “discreti”? “La finta crisi è la miglior promozione per il petrolio iraniano: tanto fumo, poco arrosto, e le casse si riempiono a colpi di paura globale. E noi qui, a sorbirci questa telenovela del cazzo, mentre loro si sistemano il portafogli”.

Se vi piace scommettere sulle minacce all’Hormuz, fatevi un piacere: giocatevi tutto sul fatto che non chiudono un cazzo di niente. “Se invece vi viene la tentazione di ascoltare i tg e riempire di corsa il serbatoio dell’auto per paura che domani la benzina salga a 3 euro, fatevi un favore: compratevi una bicicletta, che almeno vi rimane quando la crisi passa e le scuse cambiano”.

23 giu 25, 8:21