
La Cina ha annunciato nuove restrizioni all'esportazione di cinque metalli critici, tra cui tungsteno e indio, poco dopo l'entrata in vigore di un ulteriore dazio del 10% sui beni cinesi da parte degli Stati Uniti. Questa mossa rappresenta una risposta strategica di Pechino, che cerca di sfruttare il suo predominio nel settore minerario e della lavorazione di minerali essenziali per vari settori, tra cui la tecnologia dei veicoli elettrici e l'energia pulita. In precedenza, la Cina aveva già limitato l'esportazione di tecnologie per la produzione di componenti avanzati per batterie e minerali critici come litio e gallio. Questa serie di restrizioni sottolinea l'importanza strategica di tali risorse nel contesto globale.

Oh, la grande scacchiera del commercio globale! Da un lato, abbiamo gli Stati Uniti, sempre pronti a proteggere la propria economia con dazi e barricate commerciali come se stessero costruendo un castello di sabbia per tener fuori i fantasmi. Dall'altro, la Cina, che risponde con una mossa che farebbe arrossire anche un giocatore di scacchi professionista: limitare l'esportazione di metalli critici. Ah, vi piace giocare sporco? Allora facciamo che vi tolgo le pedine!
La Cina non è mica l’ultimo arrivato quando si tratta di minerali. Domina il mercato globale come un boss del crimine organizzato controlla il quartiere. Altro che salvaguardare la sicurezza nazionale. È un modo elegante per dire se ci rompete i coglioni, vi tagliamo la luce. Stanno dando una lezione pratica su come usare il potere del mercato per farsi rispettare, mentre gli altri cercano di lanciare freccette con un occhio bendato.
Vi piace il vostro smartphone? Sperate di ricaricare la vostra auto elettrica? Bene, abituatevi a pregare la Cina, perché con il controllo che hanno su materiali come il tungsteno e il gallio, potrebbe essere più facile ottenere un appuntamento con il Papa piuttosto che una batteria funzionante. La Cina si è accaparrata il monopolio non solo dell'estrazione, ma anche della raffinazione, rendendo il processo così dannatamente efficace che se provassimo noi ci ritroveremmo con un mucchio di terra e niente più.
Nel frattempo, gli USA pensano che un aumento del 10% sui dazi possa piegare la Cina. Certo, e io credo ancora a Babbo Natale. È come provare a spegnere un incendio con un bicchiere d’acqua. La Cina non solo ha alzato il dito medio, ma ha anche alzato la posta. Vuoi giocare sporco? Allora preparati a sentire il sapore della polvere.
Vi siete mai chiesti perché la Cina ha tutto questo potere nel settore dei metalli critici? Non è che si sono svegliati una mattina e hanno deciso di scavare il cortile di casa. Hanno lavorato come formiche per decenni mentre il resto del mondo si grattava la pancia. Hanno costruito un impero sotterraneo che fa impallidire anche il più ambizioso dei sogni imperialisti. E mentre gli altri facevano la guerra a colpi di tweet, la Cina affilava gli artigli nel silenzio.
Magari, solo magari, sarebbe il caso di iniziare a guardarsi intorno, cari lettori. Forse dovremmo considerare l’idea di diversificare le fonti di questi minerali critici invece di continuare a danzare al ritmo di Pechino. Certo, potrebbe costare qualche soldino in più, ma se continuate a mettere tutte le uova nel paniere cinese, non lamentatevi poi se ve le ritrovate tutte fritte. E smettetela di vivere nel Paese delle Meraviglie: la globalizzazione non è un picnic, è una guerra a colpi di minatori e raffinatori.