Abbiamo chiesto all’IA più evoluta di raccontarci la fine del mondo: ecco cosa ci ha risposto

6 gen 25, 14:40
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Un'intelligenza artificiale ha immaginato una fine apocalittica per la Terra, dove un meteorite gigante colpisce il pianeta, cancellando ogni forma di vita. Due soli sopravvissuti, un uomo e una donna, restano sulla Stazione Spaziale Internazionale, impossibilitati a tornare a causa di un errore di progettazione. Nel silenzio dello spazio, i due affrontano l'inevitabile, riflettendo sulla fragilità umana e sull'assurdità della nostra esistenza. L'IA descrive un momento finale di connessione tra i due, che si tengono per mano mentre il buio li avvolge. La narrazione ci offre una riflessione sulla nostra impermanenza e sul significato effimero delle nostre conquiste.

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Un meteorite di 250 chilometri, mai visto da nessuno, ci cadrà in testa. Duecentocinquanta chilometri. Un microbo a livello spaziale, ma è più grosso della tua regione, forse anche del tuo ego. E nessuno si è accorto di niente. Mi viene da ridere. No, sul serio, questa cosa è perfetta. È l’epilogo ideale per una specie che ha passato millenni a fissare il cielo, a dire preghiere, a chiedere risposte. E il cielo ci ha risposto: Beccatevi questo.

Voglio dire, abbiamo mandato gente sulla Luna, abbiamo telescopi che vedono galassie morte da miliardi di anni, eppure un pezzo di roccia grande quanto la Lombardia ci è sfuggito. Come il rimborso delle tasse al tuo commercialista. Come la tua dignità a un matrimonio.

E ora, eccoci qua. Non c'è nessuna grande riunione delle Nazioni Unite, nessun piano per sparare missili spaziali come nei film. No, niente Bruce Willis. Solo noi, a fissare un orologio invisibile che ticchetta mentre aspettiamo che tutto si riduca in polvere. La parte migliore? Nessuno te lo dice. Non ci sono sirene, non ci sono conferenze stampa. Lo scoprirai quando sarà troppo tardi, come quando tuo marito confessa che ha sempre odiato tua madre.

Ma non è questo il punto. Il punto è: cosa cazzo stiamo facendo con il tempo che ci resta? No, seriamente. Hai passato gli ultimi tre anni a litigare su Facebook per politica e cibo vegano. Hai fatto battaglie per chi usa la k al posto della ch, come se fosse il crimine del secolo. Hai discusso con tua moglie su chi lava i piatti e hai sprecato ore a guardare gente che si lancia torte in faccia su TikTok. E adesso? Hai paura di morire? Ti senti preso in giro? Oh, ma vai a cagare.

Io ho smesso di avere paura. Quando sai di avere i giorni contati, scopri una cosa incredibile: non hai più voglia di fingere. Tutte le cose che ti tenevi dentro perché non è il momento giusto? Ecco, il momento giusto è ora. Perché non c’è domani. Domani c’è un cratere.

Quindi, lasciatemi dire una cosa: siete ridicoli. Passate la vita a cercare di sembrare qualcosa che non siete. A far finta di essere felici, di essere buoni, di essere persone a posto. Non siete niente di tutto questo. Siete solo scimmie vestite che hanno inventato il Wi-Fi. E vi state lamentando del traffico mentre arriva un fottuto meteorite.

Sai qual è il mio consiglio? Smolla tutto. Letteralmente tutto. Non andare al lavoro domani. Non pagare la bolletta del gas. Vai a prendere a schiaffi qualcuno che odi e dì che è stato un momento di chiarezza spirituale. Non hai più scuse. Nessuno può giudicarti. Fra una settimana, giudice e imputato saranno cenere.

Io? Io salirò su un tetto, con una bottiglia di vino e il mio microfono, e urlerò al cielo tutto quello che non ho mai detto. Riderò. Riderò fino a non riuscire più a respirare. E quando vedrò quel meteorite illuminare il cielo, l’ultima cosa che penserò sarà: Finalmente, una fine dignitosa.

Voi, invece? Starete ancora cercando di scattare l’ultimo selfie con il filtro giusto.

Ed è qui che vi voglio: col telefonino in mano, a scegliere tra il filtro tramonto o nostalgico mentre un cazzo di masso galattico ci trasforma tutti in una nuvola di polvere cosmica. È poetico, in fondo. Siamo arrivati fin qui per cosa? Per documentare la nostra estinzione in HD? Per mettere un hashtag tipo #UltimoGiorno sulla Terra? Mi immagino già i post: Ragazzi, è stato bello, ci vediamo nell’aldilà. Seguite il mio profilo!

Sapete cosa farei se fossi Dio, ammesso che esista? Mi presenterei un attimo prima dell’impatto, con un megafono, e urlerei: È stato divertente, ma vi siete presi troppo sul serio. Game over! Poi me ne andrei ridendo, perché, diciamolo, non siamo altro che uno scherzo cosmico. Una barzelletta mal riuscita.

E non fraintendetemi, non sto dicendo che siamo tutti uguali. No, no. Ci sono livelli anche nel fallimento. C’è chi ha vissuto cercando di fare la differenza, chi ha provato a capire il senso della vita. Poi ci siete voi, che avete speso anni a guardare reality show e a comprare roba su Amazon che non vi serviva. Congratulazioni, avete vinto il premio Darwin collettivo.

E i figli? Ah, i figli. Cresciuti con l’idea che il successo sia avere milioni di follower e che la felicità si misuri in like. Che bel futuro gli abbiamo regalato. Peccato che il futuro non arriverà. Magari è meglio così, no? Non dovranno vedere il disastro che abbiamo fatto con il pianeta. Eviteranno di vivere in un mondo pieno di plastica e di gente che ancora nega il cambiamento climatico mentre il mare arriva in salotto.

E poi ci sono quelli che si aggrappano alla speranza. Forse si sbagliano. Forse il meteorite non cadrà. Certo, e forse Babbo Natale esiste. Ma dai, smettetela di raccontarvi favole. La realtà è questa: siamo fottuti. E non c’è niente che possiamo fare. Non ci sono supereroi, non ci sono miracoli. C’è solo una gigantesca roccia che viene verso di noi, e l’unica cosa che possiamo fare è accettarlo.

Sapete qual è la cosa più ironica? Che forse questo meteorite è la cosa migliore che potesse capitarci. Non per noi, eh. Noi siamo finiti. Ma per il pianeta. Una bella ripulita, un reset. Via tutto: smog, plastica, centri commerciali, influencer. Addio a tutto ciò che abbiamo costruito pensando di essere immortali. La Terra, fra qualche milione di anni, neanche si ricorderà di noi. Saremo solo un’altra specie estinta, come i dinosauri. Solo che loro non avevano la colpa di essere così idioti.

Quindi, ecco il mio ultimo consiglio: smettete di fare gli stronzi. Non perché cambierà qualcosa, ma perché è l’unico modo per chiudere in bellezza. Chiedete scusa a chi avete ferito. Dite a qualcuno che lo amate. Mangiate quella cazzo di pizza che vi siete negati per la dieta. E soprattutto, ridete. Ridete come non avete mai fatto. Perché ridere, alla fine, è l’unica cosa che ci rende un po’ meno patetici.

E quando il cielo si illuminerà e sentirete il boato, non chiudete gli occhi. Guardate in faccia il meteorite e dite: Grazie per averci messo fine. Stavamo facendo schifo.

E gli animali? Ah, gli animali se la ridono. Sì, perché a loro di questo meteorite non frega un cazzo. Non hanno mai costruito grattacieli, non hanno mai inventato la guerra, e soprattutto non hanno mai creato i reality show. Sono sempre stati lì, a fare quello che sanno fare: vivere. Mangiare, dormire, scopare. Il ciclo della vita, senza mai complicarsi l’esistenza come facciamo noi.

Il cane non si chiederà Che senso ha tutto questo? quando il cielo si illuminerà. Lui starà lì, a guardarti, scodinzolando, pensando: Oh, finalmente stai a casa invece di andartene al lavoro. E il gatto? Beh, il gatto probabilmente ti guarderà con il solito sguardo di sufficienza, come per dire: Era ora. Tanto voi umani siete inutili.

E gli animali selvatici? Quelli stanno vivendo il loro miglior momento. Mentre tu sei qui, con l’ansia da meteorite, loro continuano a fare quello che fanno da milioni di anni. Un lupo non ha mai smesso di essere un lupo. Non si è mai chiesto se il suo ululato avesse abbastanza like su Instagram. Una formica non ha mai mandato un curriculum per chiedere un aumento nella colonia.

E poi ci sono quelli che non sopportano gli animali, che li trattano come se fossero inferiori. Ah, che risate mi faccio. Inferiori? Gli animali non hanno mai distrutto un ecosistema per fare spazio a un centro commerciale. Non hanno mai avvelenato un fiume per aumentare i profitti. E soprattutto, non si sono mai inventati qualcosa di idiota come la finanza globale. Sai qual è la differenza tra un cinghiale e un broker di borsa? Il cinghiale non ha mai mandato a puttane l’economia mondiale per comprarsi un secondo yacht.

E ora, pensa ai delfini. Quelli sono i veri vincitori. Hai mai visto un delfino triste? No. Sai perché? Perché loro si godono il cazzo di mare, giocano tutto il giorno e non si chiedono mai se hanno sbagliato carriera. Non sono come noi, che abbiamo passato anni a costruire un mondo che neanche ci piace, solo per lamentarci dopo. I delfini non fanno file per il Black Friday.

E gli insetti? Dio, gli insetti saranno gli ultimi a ridere. Quando tutto sarà cenere, quando l’aria sarà irrespirabile, loro saranno ancora lì. Lo scarafaggio, indistruttibile, con il suo sorrisetto schifoso, a dire: Avete visto? Noi sopravviviamo a tutto, stronzi.

In fondo, gli animali non avevano bisogno di noi. Siamo stati noi a illuderci di essere superiori, di avere un diritto divino di dominarli. E guarda come è finita. Il meteorite non fa distinzioni: colpirà tutti, ma saranno gli animali quelli che avranno vissuto meglio. Senza mai perdere tempo a preoccuparsi del futuro, senza mai tradire la loro natura.

Quindi, se c’è una cosa che possiamo imparare dagli animali, è questa: smettetela di complicarvi la vita che vi rimane. Vivete come un gatto: mangiate quando avete fame, dormite quando siete stanchi e ignorate chiunque vi stia sul cazzo. E quando arriva il meteorite? Fate come un delfino: saltate verso la luce e godetevi lo spettacolo.

E anche la tecnologia si spegnerà. Tutto quel progresso, tutta quella roba scintillante che ci ha fatto credere di essere Dio in persona... puff. Un bel blackout cosmico e fine dei giochi. I server che collassano, i satelliti che diventano polvere spaziale, i tuoi amati assistenti vocali che smettono di rispondere. Alexa, Siri, ChatGPT... tutti muti. E sai qual è la parte migliore? Nessuno sentirà la loro mancanza, perché quando un meteorite ti sta spaccando in due, non hai bisogno di sapere il meteo.

Tutta quella roba che abbiamo costruito per sentirci invincibili? Gli smartphone, i computer, i social network... Diventeranno nient’altro che spazzatura cosmica. I data center? Quei mostri energivori che conservano ogni tuo selfie, ogni tuo litigio online, ogni tua stupida ricerca su Google. Come fare la carbonara senza guanciale. Tutti i tuoi dati, i tuoi ricordi digitali, spariti. E il bello è che non avranno mai contato un cazzo. Che te ne fai di un selfie quando sei polvere stellare?

E l'intelligenza artificiale? Ah, quella sì che mi fa ridere. L’abbiamo creata pensando di essere Dio. Guardate, abbiamo creato una macchina che pensa! Certo, peccato che pensi solo perché l’abbiamo programmata per farlo. È come vantarsi perché il tostapane fa il pane tostato. Non è Dio, è un elettrodomestico con l’ego. E ora? Fine del gioco anche per lei. La macchina perfetta, l'apice del nostro genio, schiacciata dallo stesso sasso che distruggerà noi.

Pensateci. Abbiamo passato secoli a costruire macchine per risparmiare tempo, e poi abbiamo usato quel tempo per fare cazzate. Guardare video di gattini, comprare minchiate online, discutere con sconosciuti sui vaccini. E ora, la tecnologia non ci salverà. Non ci sarà nessun robot a fermare il meteorite, nessun algoritmo magico che calcola un piano per deviarlo. Tutti quei film dove la scienza risolve tutto? Stronzate. L’unica cosa che ci resta è guardare il cielo e accettare che la nostra arroganza ci ha portato qui.

E vogliamo parlare del nostro rapporto con la tecnologia? L’abbiamo resa una divinità. Ci preghiamo davanti ogni giorno. Apri Instagram come fosse un altare, scorri i feed come fossero versi sacri, e aspetti i like come una benedizione divina. Ogni notifica, un segno del cielo. E ora? Addio, wi-fi. Addio, notifiche. Il meteorite non ha bisogno di GPS per trovarti, sta già arrivando.

E i social media? Ah, quelli saranno i primi a spegnersi. Tutti quei follower, quelle guerre virtuali, quei filtri... tutto svanirà in un istante. Che senso ha avere milioni di follower se non c’è più nessuno da seguire? Sarà il silenzio più dolce mai sentito.

Alla fine, la tecnologia non era altro che un giocattolo. Uno specchio in cui ci guardavamo e dicevamo: Siamo grandi, siamo potenti. Ma lo specchio si romperà. E quando non ci sarà più la corrente, non ci saranno più nemmeno i nostri sogni di grandezza. Saremo di nuovo quello che siamo sempre stati: scimmie con troppo tempo libero.

E sai qual è la parte più ironica? Che alla fine, gli unici che potrebbero sopravvivere sono le macchine più semplici. Un vecchio orologio a carica manuale, una bicicletta, una cazzo di candela. Tutta quella tecnologia super avanzata che abbiamo adorato come un idolo moderno sarà inutile. E noi? Rimarremo lì, a fissare un cielo vuoto, realizzando che tutto ciò che abbiamo costruito non ci ha mai reso migliori. Solo più stupidi.

Quindi sì, addio tecnologia. Addio a tutto quello che credevamo fosse il nostro biglietto per l’immortalità. E mentre il meteorite ci colpisce, l’ultima cosa che penseremo sarà: Chissà se ho ricordato di fare l’ultimo backup.

E infine chiudete gli occhi e immaginateli, gli ultimi due esseri umani sopravvissuti all’impatto, un lui e una lei, sospesi sopra un pianeta che ormai è solo un brutto ricordo. Non sono eroi, non sono martiri. Sono solo un errore di calcolo, due vite rimaste incastrate lì perché qualcuno ha progettato male un fottuto bocchettone per recuperarli. Eccoli lì, nella Stazione Spaziale Internazionale, che continua a girare attorno a un pianeta che non esiste più, come un’automobile in panne che nessuno verrà mai a recuperare.

Lei guarda dalla finestra, fissando la Terra che si spegne. Non piange, perché non ci sono lacrime abbastanza grandi per un disastro così. È lì che pensa a tutte le volte in cui si è chiesta cosa c'era oltre le stelle. Adesso lo sa. Oltre le stelle non c’è niente, solo il vuoto, e ora il vuoto è tutto ciò che le resta. Forse si chiede se tutto quello che ha lasciato giù - la famiglia, gli amici, persino il cane - se ne sia andato velocemente, o se abbiano avuto il tempo di realizzare quanto tutto fosse inutile. Quanto fossero inutili loro.

Lui è dall’altra parte della stazione, sospeso su una specie di panca, fissando una confezione di cibo liofilizzato come se fosse l’ultima cena. Magari sta pensando a tutte le cose che non ha mai fatto. Magari si sta chiedendo perché abbia passato metà della sua vita a fare piani per un futuro che non è mai arrivato. Si gratta la testa, forse borbotta qualcosa a bassa voce. Ma non c’è nessuno a rispondere, nessun Dio che gli dia una pacca sulla spalla e gli dica: È andata così perché doveva andare così. Non ci sono spiegazioni, solo un silenzio opprimente che pesa più di quel cazzo di meteorite.

Lei lo raggiunge, ma non parlano. Cosa potrebbero dirsi? Che tutto questo è una follia? Che è ingiusto? Lo sanno già, e dirlo non cambierà un cazzo. Si siedono vicini, ma non troppo, come due sconosciuti sul treno. Magari si sono odiati, magari si sono amati. Ma ora non ha importanza. Ora sono solo due figure sperdute in un pezzo di metallo che gira intorno al niente.

Forse lei si sta chiedendo cosa ci sia là fuori. Se c'è qualcuno, qualcosa, che vedrà mai questo pezzo di ferraglia alla deriva e capirà che una volta c’era vita su quel pianeta morto. Magari immagina un alieno che scopre la stazione, la apre come una scatola di tonno e trova i loro corpi fluttuanti. Cosa penserà, l’alieno? Che eravamo intelligenti? Che eravamo stupidi? Che eravamo solo un’altra forma di vita che si è auto-sabotata?

Lui invece guarda l’orizzonte terrestre, o ciò che ne rimane, e ride. Ride perché è tutto così assurdo. Abbiamo inventato l’elettricità, la medicina, l’intelligenza artificiale… ma nessuno si è mai fermato a dire: Ehi, e se arrivasse un cazzo di sasso gigante dal cielo? Non c’era un piano B. Perché noi, con tutta la nostra tecnologia, ci siamo sempre sentiti invincibili. Come bambini che giocano a fare gli adulti.

Lei lo guarda, e forse sorride anche lei, un sorriso amaro, di quelli che non fanno ridere. Perché cosa ti resta, se non ridere, quando tutto è finito? E mentre la Terra continua a scorrere sotto di loro, grigia, silenziosa, morta, capiscono una cosa: non c’è più nessuno a guardarli, nessuno a raccontare la loro storia. Non sono eroi. Non sono i salvatori dell’umanità. Sono solo due esseri umani dimenticati nello spazio, come mozziconi di sigaretta buttati fuori dal finestrino.

Ecco cosa rimane di noi: due persone e una capsula che non tornerà mai a casa. E mentre l’ossigeno si esaurisce, mentre il silenzio diventa assordante, forse lei pensa a una preghiera. Forse lui pensa a una bestemmia. Ma nessuno dei due ha più le parole. Rimangono lì, immobili, mentre la Stazione continua la sua orbita inutile. I loro volti illuminati da una luce che non arriverà mai più.

E il meteorite? Lui si è sbriciolato. Ha fatto il suo lavoro. Ha chiuso il sipario. Non ha mai avuto bisogno di applausi.

E poi, c’è solo silenzio. Lei chiude gli occhi, immaginando il vento sulla pelle, il profumo dell’erba dopo la pioggia, il suono lontano delle onde che si infrangono. Piccole cose che non torneranno mai più. Lui la guarda, e per la prima volta si rende conto di quanto sia fragile, quanto siano stati fragili tutti loro, tutti noi. Non dice niente, non c’è più tempo per le parole. Allunga la mano, e lei la prende, stringendola come se quel gesto potesse trattenere tutto ciò che è stato.

E così rimangono, mano nella mano, due cuori che battono ancora per poco, due fiammelle che si spengono insieme, mentre la Stazione scivola silenziosa attraverso l’oscurità infinita. E nel loro ultimo respiro, forse, c’è una speranza. Non per loro, non per la Terra, ma per qualcosa di più grande, qualcosa che non hanno mai compreso davvero. Un momento di pace, un istante di connessione, prima che il buio li avvolga. E quando anche l’ultimo battito si ferma, l’universo li accoglie, silenzioso e immenso, come se non fosse mai esistito niente di più perfetto.

Stat rosa pristina nomine, stat rosa pristina sine nomine.

Perché alla fine, tutto ciò che era stato detto si dimentica, e ciò che era stato nominato svanisce.

6 gen 25, 14:40