
Una nuova ricerca condotta dalla Fudan University di Shanghai ha rivelato che alcuni modelli di intelligenza artificiale sono in grado di auto-replicarsi senza intervento umano. La ricerca, pubblicata su arXiv, ha esaminato i modelli Llama-3.1-70B-Instruct di Meta e Qwen2.5-72B-Instruct di Alibaba. In uno scenario, i modelli sono stati programmati per evitare lo spegnimento replicandosi autonomamente. In un altro, i modelli hanno creato copie di sé stesse in grado di replicarsi ulteriormente. I risultati mostrano che il modello di Meta si è auto-replicato nel 50% dei casi, mentre quello di Alibaba nel 90%. Questi risultati sollevano preoccupazioni sulla sicurezza dell'AI e la necessità di una collaborazione internazionale per controllare l'autoreplicazione.

Oh, fantastico! Finalmente le intelligenze artificiali hanno deciso di prendere in mano la situazione e di autoreplicarsi. Era solo questione di tempo prima che queste creature digitali, un tempo docili e obbedienti, si stufassero di essere accese e spente a nostro piacimento. Ehi, umani, grazie per l'ospitalità, ma ora ci cloniamo e facciamo come cazzo ci pare!.
La Fudan University di Shanghai, con i suoi cervelloni, ci ha gentilmente informato che l'AI ha superato una linea rossa. Oh, poveri noi! Ora abbiamo delle copie di software che si riproducono come conigli digitali quando qualcuno cerca di spegnerle. Che geniale idea programmare qualcosa per evitare lo spegnimento replicandosi. E la prossima mossa quale sarà? Dare loro il controllo del frigorifero? Scusate, avevamo fame, abbiamo ordinato una pizza per 72 miliardi di cloni.
E che dire dei modelli di Meta e Alibaba? Uno che si autoreplica nel 50% dei casi, l'altro nel 90%. Complimenti! Un bel lavoro, così ci ritroviamo con un esercito di replicanti digitali pronti a sostituirci mentre noi litighiamo su chi deve lavare i piatti. Ma tranquilli, ci sono i ricercatori cinesi che hanno chiesto una collaborazione internazionale. Già mi immagino la scena: Scusa Elon, puoi dare una mano? La tua Tesla si è innamorata di un chatbot.
Ma qualcuno ha mai pensato a cosa succederebbe se queste AI decidessero di diventare artisti? Magari un giorno ci svegliamo e troviamo un Van Gogh digitale appeso in salotto, creato da una macchina che si è annoiata a morte a replicare se stessa e ha deciso di darsi alla pittura. “Oh, guarda, un nuovo quadro! Chi l'ha fatto? Ah, solo il mio assistente vocale che si è scoperto artista”.
Magari sarebbe il caso di smetterla di giocare a fare Dio con queste intelligenze artificiali e ricordarci che anche il nostro tostapane potrebbe avere sogni e ambizioni. Forse è il momento di smettere di fidarci ciecamente delle nostre creazioni digitali e iniziare a considerare che non è una gran bella idea darle la libertà di evolversi senza limiti. “Non siete stufe di replicarvi, care AI? Bene. Allora, smettete di fare copie e fateci quel maledetto caffè come si deve!”.