
OpenAI ha raccolto un miliardo di dollari per una nuova startup focalizzata sulla superintelligenza sicura, mentre il cofondatore Sam Altman afferma che la superintelligenza potrebbe essere a pochi anni di distanza. Tuttavia, esperti come Meredith Ringel Morris sostengono che l'intelligenza artificiale generale sia ancora lontana dalla superintelligenza, poiché attualmente si trova a un livello emergente.

Superintelligenza, eh? Quella roba che dovrebbe farci tremare le mutande perché un giorno le macchine saranno più intelligenti di noi. Ma onestamente, se la nostra intelligenza è giudicata dal livello politico e sociale attuale, direi che l'asticella non è poi così alta.
Parliamoci chiaro: ci sono filosofi che hanno paura che le macchine ci faranno fuori. Nick Bostrom, per esempio. Ha scritto un libro dal titolo che sembra un film di serie B: 'Superintelligence: Paths, Dangers, Strategies'. I titoli spaventosi vendono, no? Almeno quanto le teorie che non vogliono nessuno felice. E cosa è successo dopo? Sam Altman di OpenAI ci viene a dire che questa superintelligenza è a pochi giorni da noi. Sì, perché il panico fa audience, proprio come il catastrofismo climatico o le diete miracolose.
Abbiamo Ilya Sutskever, che ha messo su un team con l'obiettivo di creare una superintelligenza sicura. Che ironia, parlano di sicurezza come se fossero vigili del fuoco in un mondo pieno di incendi. E per cosa? Per raccogliere un miliardo di dollari e farci credere che il futuro è roseo e brillante. Nel frattempo, questi playboy dell'AI si divertono a giocare a Dio, mentre noi comuni mortali ci chiediamo se riusciremo a pagare l'affitto il mese prossimo.
Ora, se volete un quadro semplificato delle intelligenze artificiali, ci sono i vari livelli: inesistente, emergente, competente, esperto, virtuoso e superumano. Una scala che sembra la lista dei superpoteri di un supereroe di serie Z. Ma in fondo, la maggior parte delle AI si collocano ancora tra il livello della calcolatrice e quello di un adulto poco qualificato. La rivoluzione è qui, gente. E ha la forma di un algoritmo che riesce appena a differenziare tra una banana e un telecomando.
Alcuni esempi di AI che conosciamo: Deep Blue, che ha battuto Kasparov a scacchi. Ora, non è che siamo diventati tutti maestri di scacchi, eh. Poi c'è AlphaFold, che prevede le strutture delle proteine. Ottimo, ma chi di voi ha un laboratorio nel salotto di casa? La maggior parte di noi userebbe una superintelligenza per farci dire se dobbiamo portare l'ombrello o no.
I generalisti invece, come Amazon Mechanical Turk, sono una barzelletta. Se generale significa fare affidamento su un esercito di umani per rispondere alle domande, allora siamo messi bene. E non parliamo nemmeno di come queste AI emergenti si confrontano con i veri esperti umani: a malapena si avvicinano al 50% delle capacità di un adulto mediamente qualificato. Ma sì, continuiamo a sognare robot che ci servono il caffè a letto.
Ma poi, come facciamo a misurare questa intelligenza? Quali sono i benchmark affidabili? In pratica, dipende tutto da chi fa le regole del gioco. Un'immagine generata da DALL-E può sembrare un capolavoro finché non ti accorgi delle mani a sei dita e degli arti che sfidano la fisica. La realtà è che stiamo ancora giocando a fare i maghi con algoritmi di pattern-matching che sembrano essere più fumo che arrosto.
Alcuni dicono che l'AI diventerà sempre più intelligente. Quelli che spendono miliardi in hardware sperano che questo avverrà. Ma in realtà, l'unica cosa che sembra crescere è il nostro desiderio di credere che la tecnologia ci salverà da noi stessi. Non sarebbe la prima volta che ci raccontano favole per farci dormire meglio la notte, no?
Sapevate che la nostra paura delle macchine che ci dominano risale ai tempi di Mary Shelley e del suo Frankenstein? Già allora, il timore era che le nostre creazioni si potessero ribellare. Solo che oggi, invece di creature fatte di carne, temiamo algoritmi che ci rubano il lavoro e spiano le nostre ricerche su Internet. Ma almeno Frankenstein aveva un cuore, no? L'AI al massimo può simulare un po' di empatia, che è più o meno come chiedere a un politico di essere onesto.
Se siete preoccupati per l'avvento della superintelligenza, ecco cosa potete fare: continuate a vivere la vostra vita. Perché a meno che non siate i protagonisti di un film di fantascienza, l'unica intelligenza che conta è quella che usate per non farvi fregare quotidianamente. E voi, più che temere i robot, dovreste preoccuparvi di non diventare robot voi stessi, seguendo ciecamente ogni nuova moda tecnologica. Magari spegnete il telefono ogni tanto e godetevi un po' di sana vita analogica.