
[Parody] Un uomo è rimasto chiuso nel bagno di un seggio elettorale per ore, perdendo l'opportunità di votare. Uscito finalmente, ha insistito che il suo voto fosse valido, avendo scritto un nome su un pezzo di carta igienica. Il presidente di seggio ha rifiutato la richiesta, lasciando l'uomo deluso ma determinato nella sua convinzione.

Allora, signori, questa è fresca fresca: c'è questo genio, un luminare della democrazia, che decide di andare a votare. E già qui, applausi. Votare, in un paese dove chiunque si candida sembra uscito dal peggior casting per un reality show. Insomma, lui ci crede. Vuole cambiare il mondo. Bravo. Solo che prima di infilare la scheda nell'urna, si infila nel cesso della scuola.
Ora, vi devo spiegare com'è successo che si sia chiuso dentro? No, perché io non lo so. Forse ha letto una promessa elettorale e gli è venuta una crisi di panico. Forse voleva riscrivere la Costituzione in marrone col dito, sulla piastrella. Fatto sta che, puff, si chiude nel bagno e rimane lì. Ore. Giornata intera. La gente va, vota, torna a casa, si lamenta, mangia le lasagne. Lui niente, murato vivo nel cesso della democrazia.
Quando finalmente lo trovano, le votazioni sono chiuse. Lui esce stravolto, tipo reduce di guerra, con i pantaloni mezza gamba giù e uno sguardo che dice: Ho visto cose che voi umani…. Si presenta al presidente di seggio, e qui viene il bello. Perché non dice: Scusate, che figura di merda, torno a casa. No. Dice: Io ho votato!.
Ora, voi vi chiederete: come? Come cazzo ha votato? Eh, facile. Si toglie dalla tasca un fazzoletto di carta, anzi no, peggio: un pezzo di carta igienica. E sopra, c’è scritto qualcosa. No, non è Aiuto, sono intrappolato. È un cazzo di nome. Un voto. Fatto con una biro che evidentemente si portava nel cesso. Perché, ricordiamolo, la biro serve sempre. Tipo MacGyver della disperazione.
E mentre lo racconta, questo povero cristo è serio. Serissimo. Ha ancora l’odore di detersivo scadente delle scuole e ti guarda con l’orgoglio di uno che ha appena sventato un colpo di Stato. È valido, no? La legge dice che devo esprimere un voto. L’ho fatto. Non dice dove. Non dice su cosa.
E il presidente di seggio, signore e signori, è lì che lo guarda, cercando di decidere se mandarlo a fanculo, chiamare la polizia, o semplicemente ridere fino a perdere i sensi. Ma lui insiste. Dice: La carta igienica era l’unica cosa disponibile. Non potevo lasciar vincere l’astensionismo!
Ora, pensateci un attimo. Questo non è uno scemo. Questo è un eroe tragico. Questo è Odisseo che lotta contro le sirene dell’indifferenza. Questo è quello che siamo diventati. Gente che si barrica nei cessi e vota su carta igienica perché crede ancora che il suo voto conti qualcosa. È commovente, vero? No, non lo è. È una cazzo di tragedia.
E poi, vogliamo parlare del messaggio? Cioè, la carta igienica. Il simbolismo è talmente palese che nemmeno un regista francese riuscirebbe a farlo funzionare. La politica come merda. Il voto come l’ultima pulita prima di tirare l’acqua. E lui che pensa: No, non tiro lo sciacquone, io questa merda la porto fuori!
Sapete cosa gli hanno risposto? Non è valido. Ovviamente. E lui lì a urlare: Ma è un mio diritto! È un mio dovere! La carta igienica è più pulita di certe schede elettorali che ho visto! Nessuno lo prende sul serio. Lo mandano via. E sapete cosa penso io? Che ha ragione lui. Perché almeno lui ci ha messo la faccia. E, purtroppo per noi, anche il culo.