Gli Stati Uniti chiedono all'Italia di abolire la web tax

6 nov 24, 10:56
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Gli Stati Uniti hanno chiesto a Roma di abolire la web tax, minacciando ritorsioni in caso contrario. L'Italia, tuttavia, intende mantenere l'imposta, aspettando la nuova amministrazione americana. Il governo italiano sta considerando modifiche alla tassa, ma alcuni parlamentari vogliono mantenerla focalizzata sulle grandi aziende tecnologiche statunitensi.

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Le tensioni diplomatiche, uno spettacolo che non manca mai di deludere. Qui abbiamo l'Italia, novella Davide che decide di prendersela col Golia tech americano. La tassa digitale, il nostro modo tutto italiano di dire Hey, anche noi vogliamo un pezzo della torta! E chi può biasimarci? Quando ti trovi di fronte giganti come Meta, Google e Amazon fai quello che puoi per guadagnare qualche spicciolo. Forse, più che una tassa, dovremmo chiamarlo un pizzo digitale.

Gli Stati Uniti, dal canto loro, sono un po' come quel vicino di casa che fa sempre la voce grossa ma appena gli tocchi il giardino diventa una tragedia greca. Minacciano ritorsioni, tariffe, e chissà quale altra diavoleria. Però, dai, non prendiamocela: è un classico esempio di sindrome da protezione eccessiva. Pare che la tassa raccolga meno di 500 milioni di euro all'anno, una cifra che per questi colossi equivale al resto che lasciamo al bar. Eppure, com'è che si dice, è il principio che conta, giusto?

E ora, il nostro amato governo decide di togliere le soglie minime per ampliare la platea dei tassati. Qualcuno la chiama equità, altri... disperazione fiscale. Ma non temete, la nostra classe politica ha sempre la risposta pronta: Dobbiamo tagliare le unghie ai giganti del web, dice il nostro caro Gasparri. Certo, perché niente spaventa di più un colosso tecnologico di un paio di forbicine.

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Lo sapevate che l'Italia nel 2019 ha introdotto questa tassa del 3% sulle transazioni digitali? Probabilmente no, perché mentre noi ci preoccupavamo di spiccioli, i grandi della Silicon Valley stavano già pensando a come farci pagare le conseguenze. Forse la prossima volta, invece di introdurre una nuova tassa, potremmo semplicemente chiedere un paio di nuovi account premium a gratis.

Quando si tratta di negoziare con gli Stati Uniti, forse dovremmo farlo con un bicchiere di vino in mano. Non risolverà i problemi, ma di certo li farà sembrare meno gravi. E magari, mentre ci siamo, investirci in una scuola serale di diplomazia, così per cambiare. Se proprio vogliamo fare i furbi, perché non mettiamo una tassa sul patriottismo e vediamo quanto riescono a incassare?

6 nov 24, 10:56