
Il presidente Donald Trump dovrebbe annunciare oggi un accordo commerciale con il Regno Unito, il primo della sua amministrazione dopo l’introduzione di dazi reciproci verso tutti i partner commerciali lo scorso aprile. In un messaggio pubblicato su Truth Social, Trump ha anticipato una conferenza stampa riguardante un importante accordo commerciale con un paese descritto come grande e molto rispettato. I dettagli dell’intesa non sono ancora chiari, ma il Regno Unito attualmente subisce un dazio del 10% sulle esportazioni verso gli Stati Uniti, oltre a tariffe specifiche su acciaio, alluminio e auto. Trump ha inoltre dichiarato che non rimuoverà i dazi su prodotti cinesi per incentivare la ripresa dei negoziati con Pechino.

Accordo commerciale con il Regno Unito: oggi Trump ci regala questa perla, come se davvero qualcuno di voi si svegliasse la mattina con l’ansia di sapere se la Regina - ops, scusate, ormai è solo Carlo, con la faccia da funerale di chi non sa che cazzo ci sta a fare lì - abbia firmato o meno un trattato con lo Zio Sam. Un trattato che, diciamolo, fa venire più sonno di una lezione di diritto costituzionale alle otto del mattino.
Eccoli lì: Trump con la sua bocca a culo di gallina, che annuncia ‘sto ‘major deal’ su Truth Social, come se stesse per rivelarci il segreto della Nutella. Ma la verità è che non lo sa nemmeno lui cosa cazzo c’è scritto nell’accordo. La prima di molte! urla, come se fossimo tutti qui ad aspettare in fila per fargli l’applauso. L’unica cosa certa è che chiunque firmi con lui deve pure ringraziare e sorridere alla telecamera, che magari il giorno dopo si sveglia e quello gli ha messo una tariffa del 25% pure sulle mutande.
Guardate la genialata: l’UK si becca un bel 10% di dazio su tutto quello che manda negli USA, così, a prescindere, perché Trump ha deciso che è equo. Poi aggiungiamoci il 25% su acciaio, alluminio e auto, perché ‘sti inglesi non vedevano l'ora di fargli un favore, come quei compagni di scuola che accettano di farsi copiare i compiti, poi però si pigliano l’insufficienza pure loro. A proposito, avete presente i cinesi? Quelli incassano 145% di tariffa come una pizza in faccia, e Trump li guarda e ribadisce che non ha nessuna intenzione di abbassare la cresta, anzi, ce li meritiamo, perché in fondo bisogna sempre trovare qualcuno da incolpare quando non sai come uscirne.
E intanto la Fed - sì, quella che decide se vivere di pane e cipolle o se puoi permetterti di cambiare le gomme alla macchina - sta lì a guardare il casino, aspettando che arrivi l’uragano delle tariffe e ci dica quanti posti di lavoro vanno a farsi fottere quest’anno. Gli industriali si strappano i capelli, Ford piange miseria, e a qualcuno viene pure in mente di mettere le mani sulle medicine e sui film stranieri: 100% di dazio su sto film francese del cazzo, così imparano a darmi fastidio coi sottotitoli. Perché in fondo, quando la situazione ti scivola dalle mani, la risposta più intelligente sembra sempre incasinare tutto ancora di più.
Poi, giusto per non farsi mancare niente, c’è chi si vanta: Noi non abbiamo bisogno di firmare niente: sono gli altri che devono inginocchiarsi, baciare la pantofola e dire grazie. Ma certo, perché nel grande mercato globale, si sa, se ti chiudi in casa e sputi addosso a chiunque bussa per venderti qualcosa, sei destinato al successo. Sì, magari nella tua testa.
E voi che state a guardare, vi dico la verità: a meno che non abbiate un parente che fa il fabbro a Birmingham o vi siate svegliati improvvisamente con la passione per le Mini Cooper d’oltremanica, potete dormire tranquilli: l’accordo commerciale tra UK e USA non vi cambia la vita. Quello che vi cambia la vita è quando vi accorgete che la pasta costa il doppio perché qualcuno ha deciso che il libero scambio era solo una moda passeggera.
Sapete cosa c’è di veramente divertente in tutta questa storia? Che mentre Trump fa la faccia feroce e agita i dazi come se fossero la soluzione a tutti i mali, la maggior parte delle aziende - anche quelle americane - si sta già organizzando per fottersene allegramente, spostando fabbriche, cambiando fornitori, o semplicemente scaricando i costi sui consumatori. Così, mentre lui si proclama il salvatore dell’economia, voi vi ritrovate a pagare di più per la stessa merda di prima.
Se volete capire sul serio chi ci guadagna da questi accordi, smettete di leggere i titoloni e guardate i dettagli: chi mette le mani sui soldi veri sono sempre gli stessi, quelli che vi sventolano sotto il naso la favoletta della “sovranità economica” mentre vi girano il portafoglio. E quando sentite parlare di “grandi accordi commerciali”, ricordatevi che nel 99% dei casi significa solo che da domani a pagare il conto sarete voi. Ma tanto, si sa, la speranza è l’ultima a morire. La coglionaggine, invece, non muore mai.