Trump non esclude l'uso della forza con il Canale di Panama e la Groenlandia

8 gen 25, 6:30
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Il presidente eletto Donald J. Trump ha rifiutato di escludere l'uso della forza militare o la coercizione economica per costringere Panama a cedere il controllo del Canale di Panama e spingere la Danimarca a vendere la Groenlandia agli Stati Uniti. Durante una conferenza stampa, Trump ha sottolineato il sacrificio americano nella costruzione del canale e ha accusato la Cina di gestirlo oggi. Non ha escluso l'uso della forza militare per ottenere questi obiettivi, affermando che il Canale di Panama è cruciale per la sicurezza economica e militare degli Stati Uniti. Ha anche minacciato di usare la forza economica per unire il Canada agli Stati Uniti, suggerendo tariffe per ostacolare il commercio canadese.

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Meraviglioso Trump e la sua passione per il Monopoli, dove invece di case e alberghi vuole mettere le mani su Groenlandia e Canale di Panama. È un po' come quel tizio al bar che, con una birra di troppo in corpo, ti dice che potrebbe comprarsi l'intero locale. Solo che qui, il bar è un Paese, e lui è il Presidente degli Stati Uniti. Un piccolo dettaglio. Si parla di sicurezza economica, ovvero 'mettiamo le mani su tutto prima che lo facciano gli altri'. È sempre un piacere vedere come l'ego di un uomo possa ridefinire il concetto di diplomazia.

Ma torniamo al punto. È divertente come Trump accusi la Cina di gestire il Canale di Panama. Certo, la Cina è colpevole di moltissime cose, tra cui l'utilizzo inappropriato delle bacchette per il sushi, ma il Canale di Panama? È come accusare il vicino di rubarti il Wi-Fi mentre stai usando il modem sbagliato. La logica non è il piatto forte della casa.

La questione della Groenlandia è un altro capitolo di questa tragicommedia. Trump che fa gli occhi dolci a un'isola di ghiaccio e neve. Non è che spera di comprarsi la Groenlandia per i suoi futuri campi da golf? Oppure sta cercando di ampliare il suo raggio d'azione per potenziali nuovi reality show? Survivor: Groenlandia, con ospite speciale l'orso polare. Certo, la Danimarca potrebbe avere qualcosa da ridire, ma che importa?

Poi c’è il solito ritornello con il Canada, trattato come il cugino povero che non vuole pagare la quota per la pizza. Forse Trump pensa che il Canada sia solo una sorta di magazzino per sciroppo d'acero e pattini da hockey, ma attenzione: anche i canadesi potrebbero stancarsi di essere presi per i fondelli. Meno male che alla fine si tratta solo di forza economica, niente carri armati a Toronto, per il momento.

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Trump, tra le altre perle, ha proposto di rinominare il Golfo del Messico in “Golfo d’America”. Perché no? Magari possiamo anche rinominare Roma in “Piccola America” e il Colosseo in “Trump Arena”. Non c’è limite alla fantasia quando si tratta di espandere il brand made in USA.

Se mai doveste trovarvi in una trattativa con qualcuno che gioca a Risiko nella vita reale, il mio consiglio è semplice: portate una mappa e un buon avvocato. E, se possibile, tenete a portata di mano una copia aggiornata dei trattati internazionali. Non si sa mai quando potrebbero tornare utili.

8 gen 25, 6:30