Nella mattinata del 28 dicembre, i siti web degli aeroporti di Linate e Malpensa sono diventati inaccessibili a causa di un presunto attacco hacker da parte del gruppo filorusso NoName. Nonostante i disagi per gli utenti che desideravano controllare i voli, l'operatività degli aeroporti non è stata compromessa, poiché i sistemi di gestione degli scali sono separati. Gli hacker hanno rivendicato attacchi anche contro altri obiettivi italiani, tra cui il sito del Ministero degli Affari Esteri e quello di Federtrasporto. Gli attacchi Ddos, come quello effettuato, mirano a sovraccaricare i sistemi con false richieste di accesso, rendendoli inaccessibili. NoName è noto per attacchi simili in Europa e Stati Uniti.
[Drammatizzazione ispirata alla notizia]
Ah, finalmente un microfono. Sì, sono io, uno di quei simpatici stronzi di NoName. Non mi vedrete mai in faccia, e fidatevi, vi va di lusso. Siamo quelli che hanno spento i siti di Linate e Malpensa stamattina, lasciando voi poveracci a fissare lo schermo del telefono come se aspettaste un messaggio di un ex che non tornerà mai.
Avete presente? Quei momenti in cui volete sapere se il vostro volo è ancora lì o se è già partito col vostro bagaglio mentre voi siete ancora in coda al bar per un cappuccino da sei euro. E invece, puff, niente sito. Panico. Come fare senza il santo internet? Chiedere a un essere umano? Ma dai, siamo nel 2024, chi parla più con le persone?
E voi pensate che l’abbiamo fatto per soldi o per gloria, eh? No, no, amico, siamo qui per il caos. Non c’è niente di più bello che guardare il mondo che corre come un criceto impazzito sulla ruota e, con un clic, fermarlo. Basta poco: un bel DDoS e puff, niente banda, niente accesso, niente. È come schiacciare il telecomando su mute mentre il vostro programma preferito sta per svelare il colpevole.
Sì, siamo filorussi. Che sorpresa, eh? Ma sapete che c’è? Non è nemmeno per la politica. No, non ce ne frega niente dei vostri schieramenti. La verità è che non abbiamo niente di meglio da fare. Sì, perché quando vivi in un mondo dove tutto è finto - i social, le notizie, persino le persone - l’unica cosa vera che resta è il disagio che possiamo creare. È quasi poetico, no?
E mentre voi vi lamentavate perché non potevate controllare un volo, sapete cosa stavo facendo io? Ridendo. Ridendo come un matto. Perché l’idea che il vostro più grande problema sia non poter accedere a un sito mentre il pianeta va a puttane è la cosa più ironica che ci sia. Tipo il Ministero degli Esteri. Ah, che bersaglio facile. Un nome così pomposo per un sito che funziona peggio di un vecchio modem 56k. Bloccato anche quello. Tanto, chi ci va? Chi consulta il sito degli Esteri per capire come gira il mondo? Nessuno, ve lo dico io. E se ci va qualcuno, probabilmente è già troppo tardi.
E gli attacchi DDoS, cosa sono? Ve lo spiego come farebbe un idraulico arrabbiato. È come se migliaia di stronzi bussassero alla vostra porta di casa contemporaneamente, e voi, poveretti, non sapete più chi far entrare. Risultato? Nessuno entra. Punto. È come un Black Friday del caos, ma senza sconti.
E ora vi chiedete, perché lo facciamo? Perché possiamo. E perché nessuno fa nulla per fermarci. Certo, ogni tanto qualcuno cerca di bloccarci. Arrivano i tecnici, sudati, stressati, con la cravatta storta, pronti a resettare i server come se stessero diffondendo un miracolo. Ma sapete cosa? Non serve a niente. Perché torneremo. E torneremo ancora, finché non vi renderete conto che tutta questa dipendenza dalla tecnologia è una trappola. Una gabbia. E noi siamo quelli che scuotono le sbarre.
E adesso che vi ho raccontato tutto questo, lo so, qualcuno di voi è lì che pensa: Ma chi ti credi di essere? Ve lo dico subito: nessuno. Un nome senza volto, uno scherzo mal riuscito, un granello di sabbia nel vostro ingranaggio. Ma sapete una cosa? Quel granello basta per bloccare tutto. E voi, cosa fate? Niente, vi lamentate e tornate alla vostra routine.
Quindi, sì, sono uno di quei bastardi che stamattina vi ha rovinato la giornata. E non me ne pento. Perché ogni clic con cui mandiamo a quel paese un sito, è un passo verso il mostrarvi quanto siete fragili.
Ora scusate, ho un altro sito da buttare giù.