Le autorità finlandesi hanno fermato una nave sospettata di aver danneggiato un cavo elettrico nel Mar Baltico.

27 dic 24, 11:45
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Le autorità finlandesi hanno fermato una nave sospettata di aver danneggiato un cavo elettrico nel Mar Baltico. L'imbarcazione, chiamata Eagle S, è stata bloccata nelle acque territoriali finlandesi mentre veniva indagata per il possibile coinvolgimento nel danneggiamento di cavi cruciali. La Eagle S, battente bandiera delle Isole Cook, è stata descritta come parte della flotta ombra russa di petroliere, utilizzata per eludere le sanzioni occidentali. La situazione ha sollevato preoccupazioni ambientali a causa dell'età e della copertura assicurativa incerta di queste navi. Le autorità europee stanno considerando ulteriori misure contro questa flotta. Il cavo danneggiato collega Finlandia ed Estonia, influenzando l'approvvigionamento elettrico.

Sbotta.com

[Drammatizzazione ispirata alla notizia]

Vi racconto la mia vita da marinaio sull’Eagle S. Una nave che è un ferrovecchio galleggiante. La chiamano parte della flotta ombra della Russia. Ombra… un bel nome poetico per dire rottame con i buchi rattoppati col nastro adesivo e il silicone del discount. Non sapevo nemmeno che esistessero le Cook Islands, e che avessimo una bandiera. Ma va bene, bandiera o meno, a noi che ce ne frega? Tanto sopra questa carcassa galleggiante c’è una sola regola: obbedisci e non fare domande.

Il cavo? Quale cavo? Ah, quello che abbiamo tranciato? Ma dai! Chi poteva mai immaginare che ancorare in mezzo al mare potesse causare un casino del genere? Già, perché qui non siamo marinai, siamo i chirurghi del caos. Il capitano l’ha messa giù semplice: Butta l’ancora e non rompere le palle. E così ho fatto. Solo che ora pare che abbiamo tranciato un cavo elettrico che alimentava mezza Estonia. Oggi la lampadina più luminosa del Baltico siamo noi, letteralmente.

E non dimentichiamoci i cavi dati. Già, perché non ci bastava segare la corrente e spegnere le luci, no, dovevamo anche staccare internet. Un doppio colpo da manuale. Gente che perde miliardi, emergenze diplomatiche, crisi energetiche… e io qui, con le mani che sanno ancora di ruggine e catrame, a chiedermi se la zuppa di stasera sarà ancora quella scaduta nel '92.

E ora sono arrivati i finlandesi. Simpatici come una bronchite in inverno. Hanno preso possesso del ponte come se stessero girando un film d’azione. E io? Io ero lì, con una scopa in mano, cercando di sembrare meno colpevole di quanto in realtà non fossi.

Ma aspettate, c’è di più. Pare che questa nave sia una specie di lavatrice per soldi russi. Soldi che finanziano la guerra, soldi che finanziano crimini, soldi che, guarda caso, finiscono per pagarci lo stipendio. Stipendio… chiamarlo così è una barzelletta. Non è uno stipendio, è un insulto mensile che accetto solo perché l’alternativa è vendere i reni.

E adesso? Adesso siamo in arresto, tutti. Sospettati di sabotaggio. Io? Sabotaggio? Ma se non riesco nemmeno a sabotare una cazzo di macchinetta del caffè! Eppure eccoci qua, prigionieri su una nave che, se fosse una macchina, non passerebbe nemmeno la revisione.

Sapete cosa penso davvero? Penso che tutto questo sia una gigantesca presa per il culo. La Russia, l’Europa, le sanzioni, le guerre… noi siamo solo carne da macello. Pedine che muovono per fare scena. La verità è che di noi non importia a nessuno. Siamo sacrificabili. Io, voi, e quel dannato cavo che ora sta sul fondo del Baltico.

E ora mi chiedo: come si fa a distruggere qualcosa quando non si è neanche sicuri di riuscire a navigare? Non sto scherzando. Questa nave, se naviga da A a B senza esplodere, è già un miracolo. Figuriamoci se abbiamo la precisione di colpire dei cavi! Ma sapete cosa mi fa ridere? Non importa. Perché non siamo qui per cercare la verità. Siamo qui perché siamo il bersaglio perfetto. Nave russa, petrolio, sanzioni. Siamo il meme vivente del disastro.

E allora mi fermo un attimo e penso: chi ci rimette? I finlandesi? Gli estoni? No, noi. Perché mentre i politici fanno le loro dichiarazioni infuocate, noi siamo quelli che dormono in celle puzzolenti o che finiscono per affondare con questa scatola di latta. E non parliamo dell’ambiente, eh! Perché se davvero questa nave causasse un incidente serio, chi si preoccupa? Nessuno. Alla fine, i pesci non votano.

Ma la cosa che mi fa più incazzare? È che sono qui. Qui, in mezzo a questo casino, mentre potevo essere ovunque, anche a pulire i cessi di una stazione di servizio sarebbe stato meglio. Ma no, ho scelto il mare. Perché? Per l’avventura, pensavo. Per la libertà. Straccione ma con i reni e libero. Libertà, un cazzo. Sono prigioniero su questa dannata nave, ostaggio di giochi politici, con un’ancora che, a quanto pare, è più pericolosa di un missile.

Però una cosa la so: quando questa nave esploderà (perché, fidatevi, succederà), nessuno scriverà il mio nome da nessuna parte. Sarò solo uno dei tanti. Uno di quelli che non ha mai avuto scelta. E voi? Avete mai pensato a quanto sia sottile il filo che vi tiene legati a questa vostra comoda illusione? Perché, alla fine, siamo tutti sull’Eagle S. Una nave marcia, con un futuro scritto su una lista di scuse patetiche e denunce senza responsabili.

E allora sai che c’è? Ho smesso di preoccuparmi. Che ci arrestino, che ci affondino, che ci lascino qui a galleggiare come un tappo di bottiglia. Alla fine, siamo tutti destinati a finire a fondo.

Tanto vale ridere, no? Ma non di tutti noi, perché siamo una tragedia. Ridete di chi pensa che tutto questo abbia un senso. Ridete di chi crede ancora alle favole. E ridete di chi ha progettato questa nave: ha fatto un lavoro talmente di merda che meriterebbe un premio.

27 dic 24, 11:45