Papa Francesco apre porta santa nel carcere di Rebibbia

26 dic 24, 17:55
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Papa Francesco ha visitato il carcere di Rebibbia, uno dei più grandi d'Italia, aprendo una porta santa speciale per il giubileo del 2025 della Chiesa cattolica. Questo gesto, definito storico dal Vaticano, è il primo in cui un portale sacro viene aperto in un carcere. Parlando agli oltre cento detenuti presenti, il Papa ha voluto sottolineare l'importanza della speranza, affermando che la speranza non delude. La porta aperta fa parte della cappella del carcere ed è una delle cinque che saranno aperte durante l'anno santo. Il giubileo, con il motto pellegrini di speranza, coinvolgerà milioni di fedeli in un periodo di riflessione e penitenza.

Sbotta.com

[Drammatizzazione ispirata alla notizia]

Eccoci qua. Io, un carcerato qualunque, qui a Rebibbia, che vi parla dal buco più profondo della vostra ipocrisia. Sapete cos’è successo oggi? Il Papa è venuto ad aprire una porta santa. Una porta santa in una prigione. Già questa frase è una battuta migliore di tutte quelle che sentirete nei vostri mediocri spettacoli di cabaret. La porta. Santa. In carcere. Sembra l’incipit di una barzelletta, e invece è cronaca.

Non perdete la speranza, dice lui. Certo, perché la speranza è come l'aria fresca che non entra mai nelle celle. Stiamo qui, con le sbarre davanti agli occhi, e dovremmo sentire qualcosa di sacro perché una porta si apre? Bravo, Francesco, davvero: hai trasformato una chiesa in una scappatoia psicologica. Ma la mia domanda è: speranza di cosa? Di uscire da qua e trovare un mondo fuori che ci tratta come la merda che avete paura di calpestare?

La cattedrale del dolore e della speranza, l’ha chiamata. Bello. Poetico. Sembra quasi che il dolore ce lo dobbiamo tatuare addosso, come se fosse un marchio di fabbrica. Ma la speranza? È quel filo che ci hanno dato per impiccarci con stile? Perché se sperate di uscire da qui e che la vita vi accolga con un abbraccio, allora state sognando. E i sogni, amici miei, sono per chi può permettersi il lusso di dormire.

La verità è che siamo un pubblico perfetto per questa pantomima. Noi, gli scarti della società, siamo come una platea che non può andarsene durante lo spettacolo. E sapete cosa? Forse ci meritiamo pure tutto questo. Non perché abbiamo sbagliato - quello lo sappiamo già, ce lo ricordate ogni singolo giorno. Ma perché continuiamo a credere alle vostre storie del cazzo su redenzione e perdono. Perché, alla fine, la porta santa si apre, ma noi rimaniamo qui.

E poi c’è il discorso dell’indulgenza. Perdono dei peccati. Bene. Ma a che serve perdonare i peccati di chi ha già perso tutto? Mi perdoni Dio o mi perdona lo Stato? E quale dei due ha più autorità per decidere cosa cazzo ho fatto della mia vita? Guardatevi attorno: qui non ci sono santi. Ci sono uomini. Uomini con facce rotte e vite spezzate. E se c’è una cosa che abbiamo imparato, è che nessuno ti perdona niente senza chiederti qualcosa in cambio. Nemmeno Dio. Nemmeno il Papa.

E voi là fuori, che sentite tutto questo, penserete: Poveri cristi, magari il Papa ha portato un po’ di conforto. No, ha portato uno show. La porta che si apre è come il sipario che si chiude. E sapete cosa succede quando il sipario si chiude? Tutto torna esattamente come prima. Noi, qui dentro, continuiamo a marcire. Voi, là fuori, continuate a ignorarci. E il mondo? Il mondo va avanti, fregandosene di noi e delle vostre porte sacre.

La verità è questa: la speranza non è una corda che ti salva. È una fottuta illusione che ti tiene legato. E sapete cosa farò io con questa speranza? La getterò nel cesso. Perché se c’è una cosa che ho capito è che non esiste porta, sacra o no, che possa aprire la gabbia che avete costruito dentro la mia testa.

26 dic 24, 17:55