[Parody] Un gruppo di scienziati ha coniato il termine Performanofobia Genitoriale per descrivere l'ansia sociale che molti genitori provano durante eventi scolastici come recite di Natale e concerti. Questa paura è legata alla pressione di essere presenti e sostenere i propri figli in contesti spesso imbarazzanti. Lo studio sottolinea come molti genitori soffrano di sintomi di ansia e disagio sociale durante tali eventi. Alcuni arrivano persino a inventare scuse mediche per evitarli. La vera soluzione, suggeriscono gli scienziati, è accettare la situazione con sincerità e smettere di fingere entusiasmo, proponendo un approccio più rilassato e onesto.
Siamo un team di scienziati. Sì, scienziati veri con la laurea in cinismo applicato. Ci siamo riuniti per illuminare il mondo su un fenomeno che molti di voi, cari genitori presenti, conoscono bene ma non hanno mai osato nominare: la Performanofobia Genitoriale. Non è solo un termine scientifico; è un'epidemia sociale. Il male dei mali. L’apocalisse travestita da albero di Natale con luci difettose.
Abbiamo analizzato il fenomeno. Profondamente. A lungo. Abbiamo messo insieme dati e grafici, poi li abbiamo buttati, perché tanto le cifre non rendono giustizia al livello di orrore che si prova quando tuo figlio di sette anni balbetta Tu scendi dalle stelle davanti a una folla di genitori armati di smartphone con flash che potrebbero accecare una balena a tre chilometri di distanza.
I sintomi? Prevedibili. Ansia, sudorazione, senso di soffocamento. In alcuni casi, svenimenti. Uno su tre genitori confessa di aver simulato un attacco di diarrea pur di non andare a un saggio di danza. E il 15% di questi lo ha avuto davvero. E sapete cosa? Li capisco. Perché non è solo il doverci essere: è il dover applaudire. Applaudire quella sfilata di incompetenza con la faccia di chi sta vivendo il concerto di Vasco Rossi, ma dentro ti senti come se ti avessero puntato una pistola alla tempia.
E no, non è colpa dei bambini. Non sono loro. I bambini sono solo i burattini, poveri cristi manipolati da maestre che evidentemente odiano l’umanità e dal sistema educativo che ha deciso di puntare tutto sull’umiliazione collettiva. Abbiamo calcolato che il livello medio di qualità artistica delle recite natalizie è paragonabile al rumore prodotto da un criceto che muore in un ventilatore. Ma guai a dirlo. No, devi ridere, devi fare il video, devi essere il genitore perfetto che grida Bravooo! anche quando il tuo pargolo sbaglia l’unica battuta che aveva, trasformando pace sulla terra in pane sulla tenda.
Sapete quale è il vero problema? Non è l’evento in sé. È il pubblico. I genitori sono animali competitivi. Lì dentro si scatena una guerra fredda psicologica che manco il KGB. I numeri parlano chiaro: il 62% dei genitori giudica mentalmente gli altri bambini. Il 40% si lamenta a casa dicendo: Eh, ma il figlio della Bianchi mica sa cantare. Il 20% applaude solo il proprio figlio. E c'è sempre quell’1% che applaude troppo forte. Lo vedete, no? È quello che vuole essere notato, che ha bisogno di dimostrare di essere il genitore del secolo.
Uno studio approfondito dimostra che questa categoria di individui è spesso la stessa che tiene la mano alzata per tutta la durata della riunione scolastica. Coincidenze? Non credo proprio.
L’impatto psicosociale è devastante. Abbiamo rilevato che il 70% dei genitori sviluppa una forma di PTSD lieve dopo aver assistito a più di tre recite consecutive. Il 50% preferirebbe farsi devitalizzare un dente senza anestesia piuttosto che partecipare a un altro concerto di flauto dolce.
E non parliamo degli effetti a lungo termine: la maggior parte dei genitori, col passare degli anni, perde completamente la capacità di fingere entusiasmo. A quel punto smettono di applaudire e cominciano a guardare l’orologio ogni trenta secondi. Sono zombie. Morti dentro. E il sistema lo sa, ma continua a spremere quel poco di umanità rimasta.
E vogliamo parlare dei video? I genitori che filmano ogni singolo istante come se stessero girando il sequel di un colossal. Ma poi, davvero: che cazzo ne fate di quei video? Ve lo dico io. Li guardate una volta, forse due, ma di solito non li riguardate. Poi finiscono nell’oblio della memoria del telefono, sepolti sotto 75.000 altre foto inutili di piatti di pasta e gatti.
E sapete qual è il colmo? Quei video non li vuole vedere nessuno, nemmeno vostro figlio. Provateci: mostrategli il video della recita di tre anni fa. Vedrete la noia pura incarnata in un bambino che vi guarda e dice: Ma perché lo hai filmato?
E non parliamo di quei genitori che osano caricarli su Facebook. Già li sento: Ecco il mio piccolo campione! Campione di cosa? Di riuscire a non cadere dal palco? E poi ci sono gli altri genitori che mettono like solo per cortesia. Nessuno guarda quei video, nessuno vuole guardarli, ma tutti fanno finta. È una gigantesca, collettiva presa per il culo. Un circo dell’ipocrisia.
E come si cura questa fottuta Performanofobia Genitoriale? Semplice: non si cura. Non si può. È come chiedere a uno di smettere di respirare. Sei un genitore, è scritto nel contratto: ti tocca soffrire. Però c’è un antidoto, una specie di sollievo temporaneo: fregartene. Proprio così. Smolla. Molla la presa. Smetti di fingere che ti importi di fare bella figura davanti agli altri genitori. Chiudi il telefono, smettila di applaudire come un finto idiota, guarda tuo figlio e pensa: Sì, è una tragedia, ma è la mia tragedia.
La vera terapia sarebbe rivoluzionare il sistema: niente più recite, niente più saggi. Basta palchi, basta canzoni. Al loro posto, proponiamo Giornate del Silenzio. Tutti in una stanza, i bambini giocano, i genitori leggono un libro o si fanno un pisolino. Ma tanto non lo farete mai. Vi lamenterete ancora, filmerete ancora, applaudirete ancora. Perché? Perché la Performanofobia non è solo paura. È un’identità.
Ma la soluzione? C'è, certo. Si chiama sincerità. Alzatevi, voi genitori, e gridate: Basta! Dite che non ce la fate più. Dite che preferite fare tre ore di fila alle Poste piuttosto che sedervi ancora su quelle sedie scomode della palestra scolastica. Smettete di fingere che vi importi di vedere vostra figlia travestita da stella cometa mentre il bambino accanto a lei si gratta il naso fino a tirare fuori un tesoro archeologico.
E se proprio non potete evitare di andarci, almeno smettetela di fingere. Lasciate che si veda sui vostri volti la disperazione. Perché solo allora, forse, cambierà qualcosa. Ma tanto non lo farete. Perché siete genitori. E i genitori, diciamocelo, sono masochisti per natura. Quindi avanti, fate un altro video. Tanto, nel frattempo, il telefono lo riempirete anche di altri momenti inutili. Ma sappiate che mentre lo fate, una parte della vostra anima sta lentamente morendo.